Riformare in profondità il sistema calcio per resistere alla crisi e uscirne il più rapidamente possibile. E soprattutto per rendere ancora più sostenibile e competitivo da qui ai prossimi anni il gioco più amato e seguito del mondo. Obiettivi ambiziosi e non facilmente raggiungibili, come illustra nei dettagli il presidente della Juventus Andrea Agnelli in qualità di rappresentante dell’ECA (l’organismo che rappresenta le società calcistiche a livello europeo) nel corso di una diretta streaming su News Tank Football:
“Non siamo ancora in grado di capire a fondo cosa sia successo all’industria e cosa significhi questa crisi per i club. Deloitte Money League annuncia una perdita di 2 miliardi di euro per queste due stagioni. Temo che sarà di più. È nostro dovere pensare al futuro affinché il calcio resti, nei prossimi decenni, lo sport più amato al mondo”.
Agnelli benedice i fondi: “Garantiscono liquidità ai club”
In quest’ottica, l’ingresso dei fondi d’investimento in grado di sviluppare nuove strategie commerciali è ben visto dal patron juventino: “La privatizzazione delle competizioni, gestite direttamente o indirettamente dai club come nel rugby, è un’opportunità per raccogliere più fondi e ricavi per i club”.
In Italia è imminente la stesura dell’accordo definitivo tra la Lega di serie A e il consorzio guidato da CVC che sancirà la nascita della nuova media company; un altro fondo come Bc Partners è invece in trattativa con Suning per acquisire il pacchetto di maggioranza dell’Inter:
“Nonostante lo scenario non sia roseo l’interesse mostrato da financial firm e private equity è positivo – sottolinea Agnelli -, oltre ad evidenziare la necessità di liquidità dell’intero settore calcio per le conseguenze legate alla pandemia. Non investirebbero se non vedessero nell’industria calcio un’opportunità importante”.
Al di là delle iniezioni di liquidità, peraltro indispensabili alla tenuta dell’intero sistema, Agnelli considera essenziale la riforma delle competizioni, campionati e Champions su tutte: “Va fatto qualcosa di innovativo; valutiamo alcune opzioni che sono sul tavolo. Come approccio a livello sportivo l’Eca guarda più alla qualità rispetto alla quantità. Giusto per fare un esempio: nei cinque campionati top d’Europa vengono disputate 1826 partite l’anno contro le sole 125 partite in Champions League. Dobbiamo identificare gli obiettivi sul tavolo; in passato avevamo indicato alcuni obiettivi come una maggiore competitività oltre i campionati top, ampliare la rappresentazione a livello europeo ma allo stesso tempo offrire stabilità nella partecipazione. Alcune di queste indicazioni sono ancora valide, come aumentare la stabilità e mantenere l’accesso alle coppe dai campionati nazionali. Le competizioni devono essere aperte a tutte, dobbiamo mantenere il sogno vivo per tutti, deve essere tutto basato sui meriti sportivi ma dobbiamo anche valutare l’interesse dei tifosi: la loro visione è che più match europei sarebbero benvenuti”.