Quella che partirà venerdì 11 giugno 2021 sarà la 16/a edizione dei campionati europei di calcio. Un’edizione pesantemente condizionata dalle restrizioni legate alla pandemia da Covid con i vertici dell’Uefa costretti a posticipare di un anno l’avvio della manifestazione.

In attesa che le nazionali qualificate scendano in campo per contendersi l’ambito trofeo continentale, facciamo un passo indietro per rileggere la storia degli Europei. E partiamo da quando tutto ebbe inizio, nel lontano giugno del 1958 quando durante il congresso dell’Uefa tenutosi a Stoccolma diciassette paesi aderirono alla prima edizione della Coppa Henry Delaunay, dal nome del dirigente francese primo presidente dell’Uefa e ideatore della manifestazione.

Diciassette nazionali presenti, ma con tante defezioni illustri: Italia, Germania Ovest e Inghilterra snobbarono il torneo continentale preferendo concentrarsi sulla preparazione dei mondiali cileni del 1962.

La prima edizione partì dunque in sordina; le qualificazioni alla fase finale prevedevano gare soltanto a eliminazione diretta (la fase a gironi è ancora di là da venire).

Dominano le squadre dell’est: Urss, Jugoslavia e Cecoslovacchia vanno in semifinale

Tante nazionali importanti brillarono per la loro assenza; una lacuna che la federazione europea riuscì a colmare con una massiccia presenza di squadre provenienti dall’Europa dell’est; su tutte l’Unione Sovietica, la più importante e per certi versi ingombrante.

Sta di fatto che le otto qualificate ai quarti di finale sono Spagna, Francia, Portogallo, Austria, Romania, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Urss. Siamo nel 1960, la ‘Guerra Fredda’ caratterizza lo scenario internazionale; e anche lo sport, quindi anche il calcio, deve subire le conseguenze della contrapposizione tra i due blocchi. E così accade che la politica dei veti incrociati faccia saltare la sfida tra spagnoli e sovietici; la Spagna franchista si rifiutò di mandare la propria nazionale a Mosca, in “territorio nemico”. Di conseguenza, la nazionale sovietica si ritrovò in semifinale senza aver giocato un solo minuto.

Nelle altre sfide disputate tra andata e ritorno Francia, Jugoslavia e Cecoslovacchia si imposero rispettivamente su Austria, Portogallo e Romania.

L’Urss di Yashin batte la Jugoslavia a Parigi ed è campione d’Europa

La fase finale, in onore di Delaunay, si disputò in Francia negli stadi di Parigi e Marsiglia. I padroni di casa si arresero alla Jugoslavia in una semifinale rocambolesca terminata 5-4 a favore degli slavi. Decisamente più facile l’impegno dell’Urss che liquidò con un perentorio 3-0 la Cecoslovacchia.

La finale, disputata al Parco de Principi il 10 luglio 1960, vide trionfare l’Unione Sovietica al termine di 120 minuti accesi, equilibrati e combattuti. Il 2-1 con cui i russi piegarono nei tempi supplementari la resistenza della giovane e ambiziosa Jugoslavia fu realizzato dal centravanti Viktor Ponedel’nik, diventato poi in tarda età vicepresidente della Federcalcio russa. Il primo calciatore ad alzare al cielo da capitano la Coppa d’Europa fu Lev Jashin, portiere e autentica leggenda del calcio sovietico, vincitore nel 1963 dell’ambitissimo Pallone dOro. Ma questa è un’altra storia…

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