Lorenzo Lucca nasce il 10 settembre del 2000 a Moncalieri.

Dopo i primi passi nelle giovanili, alle quali approda all’età di 8 anni – il destino di Lorenzo Lucca non è stato lineare, grazie alle esperienze tra Primavera di Brescia e Vicenza e poi in serie D con il Palermo. Tuttavia in quest ultimo l’attaccante sembra trovare la propria dimensione congeniale, come dimostra la media di un gol ogni tre partite.

Le imprese del colosso piemontese (Lorenzo infatti è alto ben due metri) non sono passate inosservate e la stagione successiva viene convocato in Serie B dal Pisa. In due stagioni con il team continua a centrare la rete con continuità e viene notato dal Coverciano: il giocatore riceve infatti la convocazione dell’Under 21 e le attenzioni dell’allenatore Mancini, il quale lo aiuterà a salire di livello.

Lorenzo Lucca e l’Ajax

Anche per la forte somiglianza fisica, l’idolo di Lorenzo Lucca è sempre stato Zlatan Ibrahimovic. Un modello che lo porta a progredire quotidianamente. Lorenzo, però, a differenza di Zlatan – come già detto – non è cresciuto nelle giovanili dell’Amsterdam.

Il sogno di Lorenzo si è avverato quando, recentemente, è stato chiamato a giocare nell’Ajax: il ragazzo si è detto orgoglioso di questo risultato ed è pronto a fare il possibile per distinguersi sul campo da gioco.

Un doppio traguardo, non solo perché in passato è stato il suo stesso idolo Zlatan a vestire quella maglia, ma anche perché Lucca è il primo italiano a giocare nel team dopo la bellezza di 122 anni.

La parole di Gianluca Presicci

A scoprire Lorenzo Lucca è stato Gianluca Presicci, che lo volle fortemente a Vicenza.

Sul giocatore Presicci si è espresso così: Questo ragazzo giocava nell’Atletico Torino, un club affiliato al Toro. Da quelle parti io ho un amico e un fratello, che è Michele Padovano (ex giocatore della Juventus): mandai lui a osservarlo e mi disse subito che sarebbe stato il caso di valutarlo da vicino. Così organizzai subito una partita contro l’Atletico Torino per poterlo osservare. Lucca m’impressionò: era una decina di centimetri più basso ma soprattutto 10/15 kg più magro rispetto a ora. Era molto magro, però mi colpì. Eravamo a fine campionato, il Vicenza retrocesse e la situazione finanziaria era pessima: non avevo molta disponibilità economica ma parlai con la proprietà Pastorelli (papà Alfredo e il figlio Nicola), e mi videro talmente convinto di questo ragazzo che decisero di fare un’eccezione. Lo prendemmo in prestito dal Torino, con l’accordo che prevedeva un riscatto automatico a 20.000 euro nel caso in cui ci avesse convinto. Il Vicenza poi purtroppo fallì, e lui tornò al Torino. Ma ero sicuro che avrebbe fatto strada: noi siamo stati gli unici a credere in lui in quegli anni. Sicuramente siamo stati i primi. Adesso lo capisce anche mia mamma che è fortissimo, ma qualche anno fa lo abbiamo lanciato noi. Ma ancora non si è visto nulla. Sono convinto che sia solo al 70% delle sue possibilità. Di statura si è formato, adesso deve sistemare e perfezionare la muscolatura. Per me tra due tre anni esploderà definitivamente”

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